Cittadinanza bloccata
Dopo due mesi e rotti, torno su questo blog per fare il punto sulla situazione della "riforma della legge sulla cittadinanza". Mi ero già posto il problema se la sede più adeguata sia quella immigratoria o quella emigratoria. In via del tutto teorica, sarebbe logico che la stessa legge disciplini la cittadinanza degli stranieri che risiedono in italia, e quella dei discendenti di italiani nati all'estero e muniti - spesso orgogliosamente - della cittadinanza del paese in cui sono nati. E' un'idea generale, astratta, che comprensibilmente affascina i più giovani, anche se animati da serie intenzioni, come il mio amico On. Fedi, eletto in Australia. Il quale però ancora non si rende conto - come tanti altri, anche bene intenzionati - che in Italia la cittadinanza degli emigrati è stata regolata "male" fin dall'inizio, con la legge n. 555 del 1912, ma stranamente gli effetti nefasti di alcune sue disposizioni hanno continuato ad agire sotterraneamente per quasi ottant'anni, senza che i danni diventassero visibili e preoccupanti fino a che, per una specie di follia collettiva, una parte della classe politica italiana ha iniziato, alla fine degli anni '980, una forsennata azione di propaganda, a base di Conferenze nazionali, pubblicazioni, viaggi, missioni etc., che poteva avere anche altre nobili o utili finalità, ma come effetto pratico ha avuto soprattutto quello di diffondere, fra i milioni di discendenti di italiani sparsi nel mondo e principalmente in Sudamerica, la consapevolezza di, e insieme l'interesse per, la possibilità di ottenere una regolarizzazione della cittadinanza italiana anche dopo molte genereazioni di residenza all'estero, e di totale indifferenza agli obblighi di iscrizione anagrafica.
Gli articoli più maligni della legge 555, a parte il n. 1 che per l'epoca era normale, sono il n. 7 (quello che introduce la pazzesca possibilità di "rinunzia" alla cittadinanza italiana in favore dei nati all'estero, ma dimentica di ricordare l'obbligo di trascrizione anagrafica), e gli art. 8, 9, più o meno per lo stesso motivo di cui sopra. Da apprezzare invece l'ultimo comma dell'art. 10, sulla perdita della cittadinanza da parte delle donne che sposavano uno straniero - ma solo nel caso che il matrimonio trasmettesse loro la cittadinanza del marito! Particolare che il nostro attuale legislatore sembra aver dimenticato!
Altra norma degna di nota è quella dell'art. 17, sugli "italiani che non appartengono al Regno", con l'implicazione di un concetto di nazionalità distinto ma comprensivo di quello di cittadinanza.
(continua...)
Gli articoli più maligni della legge 555, a parte il n. 1 che per l'epoca era normale, sono il n. 7 (quello che introduce la pazzesca possibilità di "rinunzia" alla cittadinanza italiana in favore dei nati all'estero, ma dimentica di ricordare l'obbligo di trascrizione anagrafica), e gli art. 8, 9, più o meno per lo stesso motivo di cui sopra. Da apprezzare invece l'ultimo comma dell'art. 10, sulla perdita della cittadinanza da parte delle donne che sposavano uno straniero - ma solo nel caso che il matrimonio trasmettesse loro la cittadinanza del marito! Particolare che il nostro attuale legislatore sembra aver dimenticato!
Altra norma degna di nota è quella dell'art. 17, sugli "italiani che non appartengono al Regno", con l'implicazione di un concetto di nazionalità distinto ma comprensivo di quello di cittadinanza.
(continua...)

0 Comments:
Post a Comment
<< Home